58 – IL JAZZ IN ITALIA dallo Swing agli anni Sessanta di Adriano Mazzoletti

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1640 pagg.

Nuovo/New

EDT, Torino, 2010

È il 1943: mentre dalla Sicilia le truppe americane risalgono lo Stivale, liberandolo dal nazifascismo, il jazz si afferma definitivamente come la musica del momento nelle sue varianti – dai solisti nei piccoli club alle grandi orchestre, dell’EIAR prima e della RAI poi. Attraverso la radio e il disco, artisti come Piero Piccioni, Armando Trovajoli, Oscar Valdambrini, Franco Cerri, Nunzio Rotondo, Giampiero Boneschi e Gianni Basso portano definitivamente il jazz nelle case italiane. Adriano Mazzoletti, in questo secondo volume de Il Jazz in Italia, soppesa e descrive gli eventi che nei tre decenni dal ’35 (quando Kramer, con la sua fisarmonica. diede vita allo swing italiano) al ’68 (quando il jazz modificò il proprio linguaggio) hanno plasmato il suono italiano: attraverso ritagli di giornale, carteggi privati, archivi pubblici e ordini di servizio, programmi radio, film, registrazioni di concerti e molti altri documenti, oltre ai racconti degli stessi protagonisti, Mazzoletti mette in risalto l’abilità di quei musicisti che, nel dopoguerra, hanno saputo declinare il linguaggio del jazz rispetto alla canzone e alla musica “ufficiale” unendo il gusto per la melodia allo swing americano. Nei due tomi che compongono il volume c’è spazio anche per la storia recente d’Italia, dalla Liberazione alle prime elezioni del ’48 fino agli anni Sessanta della DC. Scorrono le vicende musicali e non solo delle grandi città come Roma (capitale del cinema, e quindi delle colonne sonore), Milano (epicentro dell’editoria musicale), Torino (sede della grandi orchestre), ma – per la prima volta – viene pesato l’apporto della provincia, ben più di una semplice periferia jazz dell’impero. È in centri come Perugia infatti che negli anni ’70 nasceranno i grandi festival, destinati a durare negli anni, mentre è nell’area americanizzata di Trieste (il famoso TLT – Zona A) o durante la Liberazione nel Foggiano, da cui partivano gli aerei statunitensi, che il jazz italiano può confrontarsi liberamente con quello d’Oltreoceano.
Parallelamente a tutto questo, Mazzoletti compila un poderoso apparato di scritti altrui, documenti d’epoca, indici di consultazione. Una vera e propria geografia del jazz italico, utile per districarsi nel ramificato mondo dei nomi, delle orchestre e della critica del periodo, che attraverso la carta stampata ha esercitato un ruolo basilare nello sviluppo e nella crescita di un suono, quello italiano, oggi riconosciuto internazionalmente a livelli di eccellenza.

Il libro (in due volumi in Italian language) è relativo al periodo swing fino a tutti gli anni 60. Segue il primo volume (“Dalle Origini alle Grandi Orchestre”), che indaga la storia del jazz in Italia fino alle Grandi Orchestre radiofoniche dell’ Eiar, con particolare attenzione ai rapporti intercorsi con la dittatura fascista.

The year is 1943. The U.S. troops take Sicily and head up north, to free Italy from Nazi-Fascist regime. Meanwhile, jazz establishes itself as the vogue of the day, in all of its formats—from club combos to radio big bands hosted by Italian national broadcasting company, EIAR (then RAI). Such creators as Piero Piccioni, Armando Trovajoli, Oscar Valdambrini, Franco Cerri, Nunzio Rotondo, Giampiero Boneschi, and Gianni Basso bring jazz to every home through wireless and records. In his second installment of Il jazz in Italia, Adriano Mazzoletti traces and evaluates the events that shaped Italian music along three decades—from 1935, when Kramer’s accordion launched Italian swing, to 1965, when jazz began to change. Drawing from newspaper clips, correspondence, public archives and official directions, radio shows, movies, live recordings and much more, including first-hand accounts, Mazzoletti gives Italian jazzmen their worth, stressing their achievements in a nation mostly devoted to melodic pop song and opera. The two tomes that make the book also give ample room to Italy’s general history, from dictatorship to war and democracy. Also, they depict musical life in the main cities — Rome, hosting movie industry; Milan, capital of music publishing; Turin, home of the radio big bands — as well in the lesser centers, which were much more than just border territories. As a matter of fact, it is in such medium-sized towns as Perugia that major jazz festivals were to appear in the following decades, while Trieste or Bari hosted a massive presence of U.S. soldiers and musicians.

The book also hosts a thick array of period documents, essays by other authors, indexes and catalogs — a veritable guide to period Italian musicians, bands, and writings.
This book (in two volumes and in Italian language) is a follow-up to Volume 1, dealing with Italian jazz history from its origins to 1935 plus the radio big bands to 1945, with special reference to its interaction with the Fascist regime.

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